Non ricordo di aver mai sentito nominare una donna “maestro”, cosa che accade spesso per tutti gli uomini che possono fregiarsi di questo prestigioso appellativo. Il titolo maestro suggerisce rispetto, stima, affetto e sottolinea capacità eccezionali in una professione. Riporta a un lavoro minuzioso, a una storia e a un risultato che merita tale appellativo. Evoca anche la cura artigianale, personale, intima per una professione che si è amata e che si ama; nonché la capacità di insegnarla.

Mi piacerebbe poter dare questo appellativo a Beatrice, mia “maestra” di teatro, maestra di molti che negli anni hanno avuto il piacere di conoscerla e di apprendere i suoi insegnamenti.

Attrice argentina, laureata in Giurisprudenza presso l’Universidad de Derecho di Buenos Aires, abbandona la professione di avvocato per dedicarsi totalmente al lavoro dell’attore esplorandone le infinite sfaccettature e possibilità.

Dopo aver seguito gli insegnamenti di impostazione stanislavskiana di Raul Serrano, Lee Strasberg, Walter Lott e Augusto Fernandez, fonda la Cooperativa Arco Iris mettendo in scena testi di Ibsen, Lorca, Williams, e lavora in cinema, in radio e con la compagnia del Teatro Stabile San Martin di Buenos Aires.

Si trasferisce poi in Italia, a Roma, dove porta tutta la sua esperienza dedicandosi all’insegnamento della difficile arte dell’attore, cercando di mettere in risalto l’importanza dell’essere umano, il valore dell’esperienza sul palcoscenico, la ricerca di quella autenticità che conferisce a questo mestiere il potere di commuovere, coinvolgere e comunicare. Organizza Laboratori Internazionali patrocinati dal Comune di Roma, sovvenzionati dalla CEE, ripresi dalla RAI a testimonianza di una nuova linfa teatrale in Italia. Insegna al fianco di Annie Girardot e Pupella Maggio.

Nel 1995, dopo anni di insegnamento, e dopo aver diretto numerosi spettacoli nei Teatri romani ospiti dei suoi laboratori, fonda finalmente una scuola permanente, “Il Centro Internazionale di Formazione e Produzione per Attori Registi” presso il teatro Blu di Roma.

Dirige presso questo nuovo spazio, opere di autori contemporanei come Pavlovsky, Allen, Hemingway e, nel 1999, dirige presso il centro internazionale di scrittura drammaturgica “la Loggia”, “Sacco e Vanzetti” dell’argentino Maurizio Kartun, con la Compagnia di Ugo Chiti. Questa esperienza la porta a mettere in scena, l’anno successivo, la stessa opera con una compagnia di giovani attori, ricevendo l’accoglienza entusiasta del pubblico e della critica. La scelta di questo testo sottolinea il suo amore per la giustizia e per gli esseri umani, per l’uguaglianza e per la verità; Giuliano Montaldo in una affettuosa e partecipata lettera, dopo la visione dello spettacolo scrive: “Ho ammirato la vibrante recitazione di Ignazio Oliva nel ruolo del fiero Bartolomeo Vanzetti, e le note cariche di dolente umanità di Pier Paolo Lovino nel ruolo di Nicola Sacco. La passione civile e il faticoso lavoro di ricostruzione della regia mi hanno totalmente coinvolto in quel dramma che avevo portato sugli schermi trenta anni fa. Vi ho applaudito e vi ringrazio ancora”.

Invitata dall'Accademia Nazionale d'Arte di Tirana in Albania, lo scorso anno conduce un seminario intensivo su "Tradimenti" di Pinter che si conclude con uno spettacolo ripreso dalla televisione nazionale. Ora è alle prese con la storia tenera e crudele di “Lukalila” di Suzie Bastien,  racconto di due giovani emigranti verso un sogno del quale resterà solo la magia dell’illusione.

Beatrice, lavorando con sentimenti profondi ed emozioni sottili, ha quasi sempre scelto una strada riservata, fuori dai clamori della mondanità. Ma per fortuna ci sono testi capaci di strappare un’artista come lei, fuori dal suo prezioso spazio e farle decidere di mostrare il lavoro che cura da tanti anni, ad un pubblico più grande.

 Lucilla Lupaioli  (attrice,regista e drammaturga), ex allieva di Beatrice Bracco.